Vi presentiamo un prodotto italiano patricinato AIFI, si tratta del miele sardo. Il miele sardo è un miele unico infatti l’ampia varietà di mieli sardi è il naturale risultato della grande ricchezza di specie vegetali che contraddistingue il territorio: dai classici millefiori o acacia a produzioni praticamente uniche; noi ne abbiamo scelto tre, annoverati tra i prodotti PAT : il miele di cardo, di asfodelo e di lavanda.

La storia del miele sardo affonda le sue radici nel passato, e precisamente in una statuetta in bronzo di epoca pre-romana che rappresenta la divinità protettrice degli apicoltori. Il semidio Aristeo viene rappresentato con il corpo ricoperto da api giganti e, quando si dice coincidenze, venne ritrovato in una vigna chiamata proprio de su medde (del miele) nel territorio di Oliena, e attualmente esposta al Museo archeologico di Cagliari.

La leggenda racconta che sia stato proprio Aristeo ad insegnare agli uomini come addomesticare le api e coltivare la vigna, due doni della natura spesso uniti anche in epoche storiche ben lontane da noi ( la stessa figura mitologica a cui lo storico latino Gaio Giulio Solino attribuisce la fondazione di Cagliari).

L’apicoltura si è diffusa in Sardegna sin da tempi remoti per il clima e la vegetazione particolarmente favorevoli che hanno permesso alle api di creare grandi colonie che potevano facilmente trovare casa nei boschi e nelle rocce inoltre la Sardegna è ricca di  sughero ideali  per costruire le arnie tradizionali sarde: i bugni. Nel Medioevo la nascita di tanti monasteri si accompagnò ad un aumento della produzione di miele. I monaci addomesticavano le api perché il miele serviva per tante cose: era un dolcificante (l’unico), un antisettico. E si usava anche per chiarificare il vino.

Ma fino agli anni Cinquanta l’apicoltura rimase un’attività parallela di contadini e pastori; ad oggi nel territorio sardo si contano ben 3mila apicoltori che con costanza e dedizione seguono quasi 60.000 arnie, concentrate per lo più nel Campidano e nel Sulcis-Iglesiente, ma anche in Gallura, Ogliastra e Barbagia. Oramai il miele sardo è considerato un prodotto di qualità e viene apprezzato e ricercato in tutta Italia. Si lavora per ottenere anche il marchio DOP. : la produzione di miele in Sardegna è molto importante; se ne producono infatti dai 18 ai 20mila quintali ogni anno, che costituisce  l’11% dell’intera produzione nazionale.

Ancora più interessante della quantità è la qualità dei prodotti: grazie alla grande estensione delle aree naturali e al clima, le api hanno a disposizione tanti fiori diversi per produrre altrettante varietà di miele, molti dei quali esistono solo in questa regione. Come anticipato noi ne abbiamo scelti tre : il miele di cardo, il miele di asfodelo ed infine il miele di lavanda.

Il miele di cardo sardo presenta una colorazione molto ambrata e quando cristallizza tende a schiarirsi di diverse tonalità. La cristallizzazione avviene poco tempo dopo la raccolta e tende ad essere molto compatta. Il sapore del miele di cardo è molto deciso e particolare. L’aroma è speziato, richiama la cannella e la noce moscata, nonostante sia presente una nota floreale molto dolce che ricorda le marmellate di frutti rossi. Si accompagna molto bene ai formaggi più saporiti, stemperando la loro piccantezza.

Il cardo è una delle piante più diffuse in Sardegna e cresce soprattutto vicino ai fiumi, nei pascoli e nelle campagne più selvagge. Se ne consumano i gambi, importante ingrediente di alcune ricette tradizionali sarde, come s’Angioni cun gureu – una specie di spezzatino d’agnello che si fa con i cardi oppure con i carciofi (cun canciofa), ma volendo anche con i piselli (cun prisurci). Della serie: ricette adattabili a quello che si ha in casa. 

Il cardo fiorisce nel periodo che va da marzo a maggio, con fiori che vanno dal bianco al viola in mille sfumature calde o fredde. Il miele di asfodelo è color oro, più chiaro e brillante di quello agli agrumi. Il profumo e il gusto ricordano i prati sterminati, l’erba fresca e la pioggerella del mattino. Il suo gusto raffinato dona un carattere aristocratico ad ogni piatto che accompagna.  L’asfodelo, in sardo arbutzu, scrarìa o iscrarea, è una pianta a bulbo, in Sardegna molto diffusa e amata. Impossibile non averlo notato nelle campagne in primavera, con i suoi fiori di un bianco puro interrotto da striature rosa e violacee. 

Fiorisce da febbraio a maggio, ricoprendo interi prati di un manto candido. Di solito nelle aree non coltivate, in riva ai fiumi e sulle colline.

Miele di lavanda

Miele rarissimo ottenuto da lavanda selvatica, da cui deriva il suo aroma balsamico e profumato. Questo miele possiede una colorazione molto vicina al bianco ed ha un gusto delicato, dolce, fruttato e floreale. In cucina il miele di lavanda si assapora al naturale e non deve mai essere cotto pena la perdita delle sue ottime qualità. Ottimo calmante per il sistema nervoso, aiuta ad alleviare stress e tensione;  miele perfetto per tisane e in abbinamento con formaggi non stagionati e frutta secca.Il miele lo ritroviamo in tantissimi dolci della tradizione sarda, tra i più conosciuti:

• l’Abbamele è uno dei più antichi prodotti gastronomici della cultura rurale della Sardegna, e si tratta di un derivato del miele, sono stati definiti nelle etichette come “abbamele” e “abbattu”, utilizzando cioè principalmente in lingua sarda, oppure in italiano “decotto di miele” o “di miele e polline” o “sapa di miele”;

• l’Aranzada è un dolce diffuso nelle Baronie e nel nuorese. È preparato con scorze d’arancio candite nel miele e mandorle tostate, di forma romboidale viene presentato adagiato su una foglia d’arancio. Nel paese di Siniscola è più diffusa la variante con la pompia;

• i Buconetus, diffusi nell’intera isola e tipici della Barbagia di Belvì, sono preparati con nocciole tostate e tritate, scorza grattugiata di limone e di arancia, amalgamati a formare delle palline e cotti in sciroppo di miele e zucchero, avvolti nella carta stagnola e poi in foglietti di carta velina colorata;

• le Copuletas sono un doppio disco di sottile pasta frolla con ripieno di sapa o miele cotto. Sono diffuse principalmente nel Goceano e a Ozieri;

• le Mandagadas sono conosciute anche come Tritzas, Acciuleddi. Sono dolci formati da una pasta intrecciata e impregnata di miele. Si preparano con farina di semola di grano duro, uova e miele sardo;

• le Orilletas sono dolci preparati con pasta di farina e uova. Dopo la frittura sono immerse in uno sciroppo bollente di miele ed acqua;

• Sa Pompia intrea è un dolce tipico del paese di Siniscola, si prepara facendo sbollentare l’agrume per poi cuocerlo diverse ore con miele per farlo diventare un candito, viene tagliata e servita su foglie di pompia;

• i Rujolos sono palline di ricotta e scorze di arancio o limone grattugiate poi immerse in una soluzione calda di acqua e miele (ammerrare);

• la Sebada ( Seada) , è un disco di pasta sottile che racchiude un ripieno di formaggio pecorino fresco, leggermente acidulo, fatto sciogliere con la semola, o vaccino fresco, e aromatizzato al limone, fritto e ricoperto di miele fuso, preferibilmente amaro (come quello di corbezzolo);

• le Tziliccas, Tiriccas o Caschettas, dalla forma a ferro di cavallo, di mezzaluna o a cuoricini. Sono costituite di una parte esterna di sottile pasta frolla e un ripieno che a seconda delle zone può essere o di sapa e noci, o di miele e zafferano.

• il Torrone di Tonara, come anche quelli di Pattada, Ozieri e Orgosolo, ha un colore avorio perché preparato con miele di macchia mediterranea;

Qui di seguito  vi riportiamo la ricetta di uno dei dolci che più  caratterrizzano la Sardegna:  le Seadas o Sebadas ( cit. IL CUCCHIAIO D’ARGENTO – CUCINA REGIONALE  pag. 1017)

Curiosità: questi dolci sono tipici di Oliena,  cittadina del Nuorese. Il miele può  essere servito  anche a parte.Il nome deriva dal termine dialettale “seu” cioè  grasso. E, infatti, il grasso conferisce a questi dolci la loro tipica lucentezza.

INGREDIENTI:

Per la pasta :

  • 300 g di farina
  • 50 g di strutto

Per il ripieno:

  • 300 g di pecorino fresco a scaglie
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • buccia grattugiata di limone o di arancia
  • cannella

Per la finitura :

  • miele di fior d’arancio oppure miele amaro
  • zucchero
  • olio

PROCEDIMENTO:

Preparate la pasta: amalgamate la farina con lo strutto, un cucchiaio d’olio e tanta acqua quanta è necessaria per ottenere una massa liscia e morbida, fatene una palla e lasciatela riposare 30 minuti. Stendete la pasta a sfoglia, ricavatene tanti dischetti della misura preferita, su ognuno mettete una-due scaglie di formaggio pecorino, un pizzico di zucchero e uno di cannella, un po’ di buccia grattugiata di limone, ripiegate la pasta e sigillatene bene i bordi. In una padella scaldate abbondante olio e friggetevi le seadas. Sgocciolatele quando sono dorate e asciugatele su carta assorbente da cucina. Cospargetele con lo zucchero, tuffatele rapidamente nel miele, disponetele sul piatto da portata e servite subito.

VARIANTE RIPIENO :

In un tegame si mette il formaggio  acido di due-tre giorni, si aggiungono un quarto di acqua, un cucchiaio  di semolino e un po’ di buccia grattugiata di limone. Si lascia cuocere  il tutto fino a quando  l’acqua  non è  stata assorbita e il formaggio presenta la consistenza di una crema. Con le mani prima bagnate in acqua  fredda si prendono piccole quantità  di composto, si modellano a forma di dischetti  e si lasciano asciugare su un telo da cucina.Quindi si richiude ogni dischetto  tra due di pasta, si chiudono pigiando tutt’intorno il bordo e si friggono.

E tu come lo utilizzeresti il miele  sardo in cucina?

Aspettiamo la tua ricetta… potrebbe essere scelta come ricetta del mese e pubblicata sul nostro sito web!

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